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UIF – Antiriciclaggio e casistiche da Covid 19 – marzo 2022

Data di pubblicazione: 28 Marzo 2022

La UIF ha pubblicato il Quaderno Antiriciclaggio n. 18 relativo alle casistiche di riciclaggio legate all’emergenza da COVID-19.

Significativo citare quanto contenuto nella premessa e cioè

Le casistiche sono state volutamente alterate rispetto alle vicende reali che le hanno ispirate, sia per ostacolarne la riconoscibilità, sia per accrescerne il valore paradigmatico. È doveroso precisare che le situazioni da cui sono stati tratti i casi sono, il più delle volte, ancora oggetto di indagine o giudizio, al termine dei quali potrebbe essere acclarata l’inesistenza di sottostanti reati; tale esito non inficerebbe la valenza “didattica” del caso, atteso che le tecniche operative osservate sono suscettibili, di per sé, di essere utilizzate a fini di riciclaggio.
 

Nel Quaderno, di 49 pagine, vengono esaminati i seguenti casi di riciclaggio:

  1. di proventi derivanti dalla truffa aggravata nella fornitura di DPI
  2. di fondi derivanti da cessione di crediti di imposta  presumibilmente inesistenti
  3. di anomali aumenti di capitale realizzati per ottenere agevolazioni da rafforzamento patrimoniale
  4. ingenti commesse di materiale sanitario a società riconducibile a persone politicamente esposte
  5. distrazione di fondi di associazione senza scopo di lucro per far fronte all’emergenza sanitaria

Nel caso a) la vicenda si riferisce ad un congruo acconto corrisposto a fronte di un ordinativo di DPI la cui fornitura non è poi avvenuta.

Nel caso dei commercialisti si ritiene utile sintetizzare quantomeno gli aspetti derivanti dai casi

b) – cessione di crediti di imposta presumibilmente inesistenti:  da una segnalazione di operazioni sospette (SOS) trasmessa da un banca che riguardava Tizio, oltre due società riconducibili al medesimo, con crediti di imposta sproporzionati rispetto al giro d’affari dichiarato, non esisteva alcuna comunicazione fatta eccezione per la comunicazione dell’opzione all’Agenzia delle Entrate. Si è constatato che i rapporti bancari di Tizio e delle due società a lui riconducibili erano caratterizzati da movimentazioni contenute, venivano rilevati pagamenti consistenti per acquisto di preziosi e beni di lusso, con numerosi bonifici esteri a favore di società finanziarie in paesi a fiscalità privilegiata.

c) anomali aumenti di capitale realizzati per ottenere agevolazioni da rafforzamento patrimoniale

Il caso scaturisce da due segnalazioni trasmesse da diversi soggetti obbligati in un breve arco temporale, che hanno evidenziato frequenti variazioni della compagine societaria di Alfa. In particolare, nel controllo proprietario si erano avvicendate Gamma e Beta, società entrambe riconducibili a soggetti indagati per affiliazione alla criminalità organizzata. A fronte dell’ingresso dei nuovi esponenti aziendali, gli intermediari hanno riscontrato difficoltà e ritardi nell’acquisizione della documentazione richiesta in sede di adeguata verifica. Tali variazioni della compagine societaria, inoltre, sono state accompagnate da ingenti aumenti di capitale sociale. Nel corso degli approfondimenti finanziari sono state, in primo luogo, esaminate le delibere assembleari, riscontrando che dopo aver effettuato un considerevole aumento di capitale immediatamente prima dello scoppio dell’epidemia, la società ne ha deliberato un secondo al fine di accedere alla misura di rafforzamento patrimoniale riservata alle imprese danneggiate dall’emergenza epidemiologica, introdotta dal Decreto Rilancio (art. 26, comma 12), con un giro di fondi, non sorretti da reali motivazioni economiche ma intesi a precostituire la documentazione necessaria ad  accedere alle agevolazioni.

d) ingenti commesse sanitarie a persona politicamente esposta

Il caso nasce da una segnalazione di operazioni sospette riguardante l’impresa Alfa, riconducibile a una persona politicamente esposta che gestisce attività imprenditoriali a livello nazionale e internazionale. Sul conto corrente societario rilevava l’accredito di tre bonifici per un importo complessivo pari a 12 milioni di euro disposti da un ente pubblico, accompagnati da causali legate ad acconti per l’acquisto di DPI; a supporto dell’operazione, Alfa ha consegnato al segnalante copia delle relative commesse per un valore complessivo superiore a 30 milioni di euro, da saldare al momento della consegna della merce. Gli importi milionari dei bonifici sono apparsi sproporzionati rispetto all’assetto societario e ai volumi ordinariamente registrati sul rapporto di Alfa, in precedenza caratterizzato soltanto da una movimentazione contenuta. L’incoerenza fra dimensione della società e commesse ricevute era riscontrabile anche dagli ultimi dati di bilancio disponibili negli archivi camerali, dai quali emergeva una realtà aziendale di recente costituzione e di modeste dimensioni.

Autore: Rag. Valter Franco

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