Un paese moderno e civile non può detenere nelle sue carceri circa un terzo di persone in attesa di giudizio perché a quel punto la misura custodiale è esorbita dalla sua funzione e diviene una anticipazione di pena, senza però sapere come andrà il processo.
L’Avvocatura, sottolinea l’Organismo Congressuale Forense nel Comunicato Stampa del13 marzo, invoca da tempo una riforma risolutiva in tema di custodia cautelare, che la limiti ai reati più gravi, eliminando così quella che appare l’“anomalia italiana” che vede ristretti un gran numero di indagati o imputati, in attesa di giudizio, rispetto agli altri ordinamenti europei.
L’OCF conferma il pieno sostegno al Ministro Nordio per la riforma “garantista e liberale” che sta elaborando e ritiene “assolutamente condivisibile” la proposta del Ministro di affidare l’adozione dell’ordinanza custodiale ad un Collegio e non al Gip.
La scelta di affidarsi ad un organo collegiale per la decisione, infatti, è sicuramente la più idonea, sia in considerazione del fatto che si decide della libertà personale degli individui e sia per garantire un giudizio più autonomo e meno condizionato alle richieste dell’accusa.