Sono i dati che emergono dallo studio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti che lo evidenziano: al netto del sommerso e dell’economia illegale, la pressione fisale nel nostro Paese raggiunge, con il 48,2% (+5,8% rispetto a quella ufficiale), la posizione più alta fra i paesi europei.
Nel 2019, dopo 5 anni di calo, la pressione fiscale è infatti ritornata a crescere, registrando un incremento di 0,7 punti rispetto al 2018, che ci ha riportato indietro di 4 anni.
In estrema sintesi, si legge nella presentazione del documento, la pressione fiscale è e resta alta, sbilanciata dal lato del lavoro rispetto al consumo, prevalentemente centrale, fortemente condizionata dall’esistenza di un vasto sommerso economico, pesantemente schiacciata dal livello della spesa pubblica. Nonostante il continuo richiamo alle semplificazioni è parcellizzata in una miriade di singoli tributi, mentre il prelievo risulta sempre più concentrato su poche imposte. Pertanto, ogni tentativo di ridurla si scontra con le esigenze del bilancio pubblico appesantito da un’elevata spesa sociale, da inefficienze e sprechi e dal servizio del debito.