L’Organismo Congressuale Forense non può che opporsi alla diffusione di un’immagine dell’Avvocatura contraria alla speditezza del processo e ribadisce la sua contrarietà all’imposizione di limiti meramente quantitativi e formali nella redazione degli atti giudiziari.
Ciò premesso, chiede ai Presidenti della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che quest’ultimi si facciano portatori della problematica e si adoperino affinché, nell’ambito della revisione della riforma del processo civile (DD. Lgs. 10.10.2022 nn.149 e 151), in stretta e costante collaborazione con l’avvocatura, il V comma e la seconda parte del VI comma dell’art. 46, disp. att. c.p.c. vengano abrogati o quantomeno adeguatamente modificati, provvedendo, in ogni caso, con tempestività all’abrogazione del decreto ministeriale 110/23 o alla revisione delle sue criticità, chiarendone la corretta interpretazione anche con circolari applicative al fine di evitare i rischi di provvedimenti di analoga natura.
Le richieste, in una lettera che l’OCF ha inviato ai Presidenti della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.
L’OCF, si legge nel Comunicato Stampa del 18 ottobre sorso, ha più volte manifestato la propria contrarietà all’imposizione di limiti e vincoli alla redazione degli atti giudiziari e ha mosso i propri rilievi nei confronti della disciplina dettata dal novellato art. 46 disp att. c.p.c. e del recente DM 110/23 chiedendo alle forze politiche e di governo un immediato intervento di modifica legislativa delle predette norme.