Secondo le statistiche raccolte dall’Istituto italiano della donazione, nel 2021 la quota di organizzazioni non profit che stima di chiudere l’anno con una diminuzione delle entrate tra il “moderato” e il “consistente” ammonta al 43%. Ciò significa che oltre quattro realtà del non profit su dieci anche nel 2021 vedranno ridursi le proprie entrate a causa della crisi economica scatenata dalla pandemia. Un dato particolarmente grave che evidenzia la persistenza delle condizioni di incertezza ma anche un sostanziale cambio delle abitudini degli italiani che, dopo l’emergenza, hanno generalmente aumentato la propria propensione al risparmio: la raccolta dai privati cittadini risulta essere scesa nel 45,5% delle organizzazioni intervistate (invariata per il 37,5%). Come fotografato anche dalle indagini dei principali istituti di statistica la tendenza al risparmio (cautelativo) delle famiglie si è rivelato più evidente rispetto a quello delle aziende, dalle quali le organizzazioni non profit hanno visto scendere le donazioni “solo” nel 36,4% dei casi.
Sempre secondo l’indagine dell’Istituto italiano della donazione, una quota più piccola delle non profit non avrebbe registrato variazioni nelle proprie entrate a causa dell’emergenza. Si tratta comunque solo del 14,8% del totale. Le donazioni sono crollate nel 2020 nel 54,5% delle non profit, con una quota del 20,4% di casi in cui si sono rivelate invariate.
Elemento interessante contenuto all’interno del rapporto è l’importo medio annuale delle donazioni, cresciuto in maniera sensibile nel 2020 rispetto agli anni precedenti. Se nel 2015 si registrava una donazione media annuale da 59 euro, salita a 66 euro nel 2019, nel 2020 l’importo medio sale a 80 euro. La media è uno strumento della statistica che però non permette di apprezzare di per sé la distribuzione delle donazioni: nonostante l’incremento della media le donazioni di importo più elevato non hanno compensato la riduzione di quelle di importo inferiore, producendo una sostanziale contrazione finale.
Secondo il report lo strumento di raccolta fondi più utilizzato e preferito si conferma essere l’accesso a bandi e finanziamenti. Questa è la strada più utilizzata da circa il 23,9% delle non profit. Il calo realmente rilevante, ma del tutto atteso vista l’emergenza sanitaria e le restrizioni per ostacolare il contagio, riguarda gli eventi di raccolta fondi tenuti di persona. Nel 2019, prima dello scoppio della pandemia, questo tipo di raccolta era la preferita dal 13% degli enti. Nel 2020 questa quota è scesa rapidamente al 6,8%.
La pandemia ha ridotto drasticamente le donazioni alle organizzazioni non profit, che hanno risentito della crisi economica assistendo ad un taglio delle proprie entrate. La fase di emergenza è stata grave e, stando ai dati del 2021, anche persistente: le donazioni non hanno recuperato i livelli pre-pandemia e anzi, lasciano intendere un nuovo possibile equilibrio determinato da una più elevata propensione al risparmio di famiglie e imprese. Di fronte a questo quadro di difficoltà è bene comunque sottolineare come negli ultimi dieci anni il terzo settore in Italia si sia ampliato con elevati tassi di crescita. Stando ai dati del Cnel il numero di associazioni, fondazioni e cooperative sociali è aumentato del 25% nell’ultimo decennio. Un universo particolarmente rilevante per la società italiana e da numeri che non passano indifferenti nemmeno se rapportati al Prodotto interno lordo complessivo (quasi il 5%).
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