La produzione industriale a gennaio batte le previsioni mentre continuano a scendere i prestiti alle società non finanziarie. Istat e Banca d’Italia hanno pubblicato le ultime rilevazioni statistiche prima dell’emergenza Covid-19, che comincerà ad essere catturata dai dati relativi al mese di febbraio. In altre parole i dati in nostro possesso oggi fotografano la condizione di partenza con cui l’Italia si è trovata a far fronte all’epidemia. Rilevazioni che, dopo il susseguirsi di provvedimenti governativi focalizzati sul contenimento, saranno destinate inevitabilmente ad erodersi e a peggiorare.
Anzitutto la notizia (relativamente) buona: la produzione industriale a gennaio è aumentata del 3,7% rispetto a dicembre. Gli analisti si aspettavano un rimbalzo dell’1,6% dopo il dato negativo di dicembre (-2,6%), previsione largamente battuta. Inserita in un’ottica tendenziale, ovvero relativa agli ultimi 12 mesi, la produzione continua a risultare in contrazione, stavolta dello 0,1% (gli analisti si aspettavano un -3,7%). L’aumento nella produzione su base mensile si è verificato in tutti i comparti, in primis nei beni strumentali (+4,1%), seguiti dai beni intermedi (+3,3%), dai beni di consumo (+2,1%) e l’energia (+1,3%). “A gennaio si osserva un marcato recupero congiunturale della produzione industriale, dopo il forte calo registrato nel mese di dicembre. Nonostante questa dinamica espansiva, la variazione su base trimestrale resta negativa”, dice l’Istat nel suo commento. Due i settori che più si sono messi in mostra. In testa quello delle “Altre industrie”, che ha visto crescere la propria produzione dell’11,6% rispetto a gennaio 2019, seguito a stretto giro da computer ed elettronica con +11,4%. Più indietro l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco con +6,8% e i prodotti farmaceutici di base e preparati con +3,5%. Spiccano in negativo invece le industrie tessili, di abbigliamento, pelli e accessori con un netto -8,4%, così come la fornitura di energia elettrica, gas e vapore con -6,3%. Giù anche i prodotti chimici con -3,3% e le attività estrattive sempre con -3,3%.
Dalle rilevazioni a carattere prettamente economico si passa a quelle finanziarie. È la Banca d’Italia a fornirle nella sua più recente pubblicazione della serie nazionale “Banca e moneta”. Le notizie non sono positive: il settore bancario continua a non finanziare la produzione italiana nonostante i tassi di interesse al minimo storico. A gennaio i prestiti al settore privato sono cresciuti dello 0,6% sui dodici mesi contro lo 0,1% di dicembre 2019, ma il dato macro contiene al suo interno variabili dall’andamento divergente. Mentre infatti i prestiti alle famiglie sono cresciuti del 2,5% rispetto a gennaio 2019 (stessa variazione di dicembre), quelli alle società non finanziarie (le imprese cui produzione industriale è stata rilevata dall’Istat) sono diminuiti di un ulteriore 1,0% rispetto all’anno precedente (-1,9% a dicembre 2019). I depositi continuano invece a crescere, per la precisione del 5,3% sui dodici mesi. Nel suo bollettino dedicato all’Economia italiana in breve Banca d’Italia conferma per gennaio 2020 il funding gap negativo (grafico 26) delle banche italiane, che da circa un anno a questa parte raccolgono un volume di depositi al dettaglio sempre più alto rispetto al credito erogato ai residenti. Ciò ovviamente ha conseguenze sulla spinta del settore bancario all’economia italiana, in particolare alle imprese, che procedono infatti con un leverage sempre inferiore (grafico 20). I tassi di interesse erogati dalle banche italiane alle società non finanziarie nel gennaio 2020 sono scesi dall’1,37% di dicembre all’1,18%. Con lo shock del coronavirus in Italia ed Europa la Banca Centrale Europea potrebbe essere chiamata ad un ulteriore taglio dei tassi o ad altre misure straordinarie di politica monetaria tali da far ipotizzare che i tassi ai minimi storici siano destinati a rimanere anche per i mesi a venire. La Federal Reserve e la Bank of England, per quanto riguarda le banche centrali occidentali, hanno già operato in tal senso. Le rilevazioni statistiche di gennaio 2020 difficilmente potranno fornire un valido strumento di previsione per i mesi futuri, viste le misure straordinarie e senza precedenti messe in campo.
Queste, tuttavia, possono indicare con quale stato di salute l’economia italiana si è trovata a dover fronteggiare l’emergenza coronavirus destinata a trascinare in maniera consistente verso il basso le stime relative all’andamento del Pil.