Se l’emergenza Covid-19 dovesse durare fino a maggio le imprese italiane nel 2020 potrebbero perdere circa 220 miliardi di euro di fatturato. Se lo shock dovesse durare fino a dicembre la perdita salirebbe a 470 miliardi euro. È ciò che emerge dalle prime stime Cerved relative all’impatto delle misure di contenimento del virus sui ricavi delle aziende italiane pubblicato ad inizio settimana. Lo studio prende in considerazione due scenari. Lo scenario base suppone che l’emergenza duri fino a maggio 2020, che saranno necessari due mesi per tornare alla normalità, che vi saranno impatti importanti sulle economie mondiali e sull’export e che non ci saranno crisi finanziarie innescate dal contagio. In questo scenario base le imprese italiane perderanno 220 miliardi di euro di fatturato nel 2020 (-7,4% rispetto al 2019) e 55 miliardi nel 2021 rispetto al trend senza Covid-19, facendo comunque segnare una ripresa a V e non a L. Lo scenario pessimistico, invece, prende in considerazione una emergenza che duri fino a dicembre 2020, con sei mesi necessari per il ritorno alla normalità, il completo isolamento e la chiusura dei Paesi Ue ma comunque nessuna crisi finanziaria innescata dal contagio. In questo caso, ovviamente, le perdite sarebbero peggiori: nel 2020 andrebbero in fumo 470 miliardi di euro (-17,8% sul 2019) e nel 2021 si perderebbero ulteriori 172 miliardi rispetto al trend senza virus. Nello scenario pessimistico il fatturato complessivo delle imprese italiane del 2021 sarà ancora del 3,3% inferiore a quello del 2019.
Nello scenario base i settori più colpiti sarebbero alberghi (-37,5% nel 2020), agenzie viaggi e tour operator (-35,5%), strutture ricettive (-31,3%), trasporti aerei (-25,0%), organizzazione di fiere e convegni (-25,0%), produzione di rimorchi e allestimento veicoli (-24,6%), concessionari di auto e motocicli (-24,5%), gestione aeroporti (-22,5%), parrucchieri e istituti di bellezza (-22,3%) e autonoleggi (-21,7%). Nello scenario pessimistico le percentuali generalmente si avvicinano al raddoppio, con l’entrata nella classifica dei più colpiti anche di automobili (-45,8%), veicoli commerciali, industriali e autobus (-45,8%) e componenti per gli autoveicoli (-45,8%).
Cerved ha effettuato anche una analisi relativa all’impatto su ciascuna regione italiana. Nello scenario base tutte le regioni nel 2021 supereranno il fatturato fatto segnare nel 2019, nello scenario pessimistico nessuna sarà riuscita a recuperare i livelli ante Covid-19. Nello scenario base la Lombardia nel 2020 perderà il 6,6% dei ricavi, il Lazio l’8,5%, l’Emilia-Romagna il 6,7%, il Piemonte il 9,8% e il Veneto il 6,7%. Nello scenario pessimistico le cifre si aggravano notevolmente: la Lombardia va a -15,6%, il Lazio a -22,1%, il Piemonte a -22,8%, il Veneto a -15,5% e l’Emilia-Romagna a -15,7% (il resto delle regioni è consultabile nel rapporto Cerved, diapositive 10 e 11). Non tutti i settori subiranno comunque delle perdite: il commercio online guadagnerà il 22,5% nello scenario base e il 55,0% in quello pessimistico rispetto al 2019, seguito da tutte le attività legate alla sfera sanitaria e farmaceutica.
Le cifre di Cerved fanno il paio con quelle emerse negli ultimi giorni da più parti (le grandi organizzazioni ed enti sovranazionali devono ancora aggiornare le loro previsioni ufficiali). Secondo Oxford Economics, che ha presupposto la durata delle misure di contenimento fino a fine aprile, il Pil italiano nel 2020 si contrarrà del 3% per poi risalire del 2,8% nel 2021 (confermando di fatto una ripresa a V, decisamente auspicabile rispetto ad una L-shaped, che comporterebbe un crollo verticale e una successiva stagnazione). Secondo Lorenzo Codogno, ex capo economista del ministero del Tesoro, il contenimento del virus sta costando all’Italia il 10-15% di Pil ogni giorno. Questa riduzione, secondo il suo think tank londinese LC Macro Advisors, potrebbe portare una contrazione congiunturale dell’1,2% nel primo trimestre e del 3% nel secondo trimestre. Per Jack Allen -Reynolds, di Capital Economomics, il Pil italiano si contrarrà dell’1% nel primo trimestre e dell’1,5% nel secondo, presupponendo che le misure di contenimento cessino a fine aprile. Nel caso in cui dovessero restare alla fine di giugno, il Pil potrebbe cadere anche del 4,5% nel secondo trimestre.
Insomma Cerved non è l’unica a prendere in considerazione gravi contrazioni del Pil nell’anno corrente. In attesa di rilevazioni statistiche reali che possano permetterci di stimare con più puntualità l’impatto del coronavirus sulle imprese italiane (e sull’economia tutta) queste cifre possono certamente offrire un amaro antipasto.