Svalutare il part-time ai fini delle progressioni economiche orizzontali (ovvero progressioni economiche non legate ad avanzamenti di carriera, ma comunque meritate, secondo parametri che includono l’anzianità di servizio) significa, nei fatti, penalizzare le donne rispetto agli uomini con riguardo a tali miglioramenti di trattamento economico.
A chiarirlo la Corte di Cassazione, nell’Ordinanza n. 4313 del 19 febbraio 2024.
La preponderante presenza di donne nella scelta per il lavoro a tempo parziale, ha sottolineato la Cassazione, è da collegare al notorio dato sociale del tuttora prevalente loro impegno in ambito familiare e assistenziale, dunque, la discriminazione nella progressione economica dei lavoratori part-time andrebbe a penalizzare indirettamente proprio quelle donne che già subiscono un condizionamento nell’accesso al mondo del lavoro.