Il Consiglio nazionale forense si è espresso negativamente rispetto al contenuto della Legge di Bilancio in merito all’ipotesi di modifica all’art. 16 del Testo Unico in materia di spese di giustizia che impedirebbe al personale di cancelleria di provvedere all’iscrizione a ruolo nel caso di omesso o erroneo pagamento del contributo unificato.
Si tratta, chiarisce il Cnf, "di disposizione di dubbia costituzionalità che subordina, in concreto, l’esercizio dell’azione giudiziaria al pagamento di una somma di denaro".
Il Cnf, in una notizia pubblicata sul proprio sito internet, sottolinea quanto la giurisprudenza costituzionale abbia più volte dichiarato l’illegittimità delle norme che condizionano l’esercizio dell’azione ad adempimenti ulteriori. Nel bilanciamento tra l’interesse fiscale alla riscossione dell’imposta e quello all’attuazione della tutela giurisdizionale, "il primo è già sufficientemente garantito dall’obbligo imposto al cancelliere di informare l’ufficio finanziario dell’esistenza dell’atto non registrato, ponendolo così in grado di procedere alla riscossione".
Infine, "considerati i ripetuti disservizi dei server giustizia, una disposizione di tal tenore finirebbe con il determinare ingiustificabili decadenze in caso di non corretto funzionamento degli stessi, meri errori o sviste".