Nel mese di maggio 2022 il tasso di inflazione torna a salire, facendo segnare un aumento del 6,9% negli ultimi dodici mesi. L’aumento dell’indice dei prezzi al consumo è particolarmente rilevante per due ragioni. Da una parte il tasso di inflazione nel mese di aprile si era fermato a +6,0%, realizzando così a maggio un incremento di quasi un punto percentuale. Dall’altra è da segnalare il confronto storico: non si registrava un tasso di inflazione tanto sostenuto dal mese di marzo 1986, quando l’indice dei prezzi al consumo era cresciuto del 7,0% su base annua. Numeri risalenti ad un’altra epoca e oggi dettati ancora una volta principalmente dalla corsa dei beni energetici.
Questi ultimi fanno infatti registrare un aumento del 42,2% negli ultimi dodici mesi, in rialzo rispetto ai numeri di aprile (+39,5%). I beni energetici regolamentati imprimono la spinta più profonda all’indice, con un +64,3% rispetto al 2021.
A tal proposito può essere utile analizzare l’andamento dei prezzi all’ingrosso dell’energia, così da comprendere preventivamente se anche nelle statistiche di giugno dovremo mettere in conto un delta rilevante. Secondo i dati forniti da GME, Gestore dei Mercati Energetici, nel mese di maggio i prezzi al giorno prima del gas naturale hanno oscillato in una banda stimabile tra gli 85 e i 110 euro al Megawattora equivalente. Si tratta di valori del tutto paragonabili a quelli rilevati dalla fine del mese di febbraio, quando il mercato del gas ha cominciato a prezzare il conflitto tra Russia e Ucraina. I valori restano comunque (fortunatamente) inferiori al picco registrato alla fine di dicembre, sebbene si siano attestati su valori multipli rispetto a quelli a cui ci si era abituati prima dell’avvento della pandemia. Il mercato del gas è un osservato speciale perché il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso viene determinato tramite il meccanismo dell’asta marginale, che fissa il prezzo complessivo a quello dell’energia generata tramite centrali termoelettriche (nel caso italiano principalmente a gas).
Non è comunque da tralasciare il dato dell’inflazione “di fondo”, ovvero quella che stima l’aumento dei prezzi al netto della componente energetica e degli alimentari freschi: quest’ultima passa da +2,4% del mese di aprile al +3,3% di maggio. Ciò significa che l’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime sta continuando lentamente a scaricarsi anche sul “classico” carrello della spesa. I prodotti ad lata frequenza di acquisto, ovvero quelli cui le variazioni di prezzo sono maggiormente rilevabili dai consumatori, hanno registrato un aumento nel listino del 6,7% (dal 5,8% di aprile).
Il commento dell’Istat: “A maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da marzo 1986 (quando fu pari a +7,0%). Gli elevati aumenti dei prezzi dei Beni energetici continuano a essere il traino dell’inflazione (con quelli dei non regolamentati in accelerazione) e le loro conseguenze si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione. Accelerano infatti i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli Alimentari lavorati che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del cosiddetto “carrello della spesa” che si porta a +6,7%, come non accadeva dal marzo 1986 (quando fu +7,2%)”.