Nel 2022, l’Amministrazione centrale dello Stato ha lasciato senza pagamento quasi un terzo dei fornitori, corrispondente a 1.185.000 fatture per un importo di 5,4 miliardi di euro. Questa prassi ingiusta ha danneggiato soprattutto le piccole imprese. La Corte dei Conti ha confermato che la Pubblica Amministrazione ritarda intenzionalmente il pagamento delle fatture minori, penalizzando le imprese con volumi bassi.
Il debito commerciale totale della Pubblica Amministrazione è di 49,6 miliardi di euro, un livello simile a quello pre-pandemia del 2019. Questo equivale al 2,6% del PIL italiano e supera di gran lunga gli altri paesi dell’UE.
La Corte di Giustizia Europea ha rilevato che l’Italia ha violato la direttiva UE 2011/7 sui tempi di pagamento tra amministrazioni pubbliche e imprese private. A seguito di diverse procedure di infrazione, l’Italia è stata criticata anche per i ritardi nei pagamenti delle regioni e del sistema sanitario.
L’Ufficio studi della CGIA suggerisce di introdurre per legge una compensazione secca tra i crediti certi liquidi ed esigibili delle imprese e i debiti fiscali e contributivi dell’erario per risolvere questo problema e aiutare le piccole imprese. Questa soluzione potrebbe essere definita normativamente in tempi ragionevolmente brevi.