Nel terzo trimestre 2022 il Pil italiano è aumentato dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Una crescita che porta la variazione a livello tendenziale a +2,6%. Istat conferma quindi i valori stimati a fine ottobre, certificando una economia che si trova sì in una fase di rallentamento ma che per tre quarti di anno ha comunque registrato tassi di crescita sostenuti: “La stima completa dei conti economici trimestrali conferma i valori di crescita dell’economia italiana del terzo trimestre 2022 rilasciati in via preliminare a fine ottobre. La crescita del Pil è risultata dello 0,5% in termini congiunturali e del 2,6% in termini tendenziali. Si conferma anche la crescita acquisita nel 2022 al 3,9%”.
La variazione acquisita del Pil del 2022 si attesta così a +3,9%, riducendo il possibile impatto che il quarto trimestre potrebbe avere sulla statistica annuale. Altro dato positivo è rappresentato dall’andamento delle singole componenti: rispetto al trimestre precedente la crescita ha riguardato tutti e tre i principali aggregati: i consumi finali sono cresciuti dell’1,8%, le importazioni di beni e servizi del 4,2%, gli investimenti fissi lordi dello 0,8%.
Osservando il valore aggiunto per singolo settore spiccano i valori positivi della componente dei servizi (+0,9%) mentre ritraccia leggermente l’industria (-0,9%). In particolare sono i settori legati al ritorno alla “normalità” post-Covid ha trainare i risultati, con un +2,2% nel commercio, trasporto, alloggio e ristorazione. In rallentamento invece le costruzioni (-2,0%) e l’agricoltura (-1,4%). In termini tendenziali invece, ovvero tra i terzo trimestre 2022 e 2021 le variazioni sono invece tutte positive.
Commenta Istat: “Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in espansione, con tassi di crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti, mentre la domanda estera netta ha contribuito negativamente alla crescita del Pil. Dal punto di vista settoriale, prosegue per il sesto trimestre consecutivo la crescita del valore aggiunto de servizi, soprattutto per l’apporto dei settori del commercio, trasporto, alloggio e ristorazione, mentre diminuiscono agricoltura, industria in senso stretto e costruzioni. Risultano stazionarie le ore lavorate e in lieve calo le unità di lavoro, le posizioni e i redditi pro-capite”.
In questa congiuntura economica conforta anche il dato dell’inflazione. Un conforto del tutto relativo, in quanto anche nel mese di novembre 2022 il tasso di crescita dell’indice dei prezzi al consumo si è confermato all’11,9%. Il tasso di inflazione si conferma così sui livelli di ottobre. Una stazionarietà frutto della combinazione di andamenti contrapposti: “Da un lato rallentano i prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +79,4% a +69,9%), degli Alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,3%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli Energetici regolamentati (da +51,6% a +56,1%), dei Beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,4%), degli Altri beni (da +4,6% a +5,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%)”.
Ciò significa che l’inflazione potrebbe aver toccato il suo livello più elevato. Ipotesi che però non viene confermata (anzi) guardando all’inflazione di fondo. Il tasso di crescita al netto delle componenti più volatili infatti ha ulteriormente accelerato da +5,3% a +5,7%. La dinamica dei prossimi mesi dipenderà fondamentalmente dalle variazioni dell’energia: “Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime, il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi”.