L’aumento dei prezzi erode il potere d’acquisto degli italiani, cui reddito disponibile ha comunque registrato una variazione leggermente positiva.
Secondo le recenti rilevazioni Istat, nel primo trimestre del 2022 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto del 2,6% rispetto al periodo precedente. Ciò non toglie il pesante impatto che sta avendo l’aumento dei prezzi sulle reali disponibilità di spesa delle famiglie. L’aumento del deflatore implicito dei consumi finali erode infatti l’aumento del potere d’acquisto ad un +0,3%. Nei primi tre mesi del 2022, poi, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 12,6%, in crescita rispetto alla fine del 2021. Ricapitolando, il reddito disponibile lordo della famiglie è aumentato del 5,9% rispetto all’anno precedente, con una spesa per consumi lordi cresciuta di ben il 12,1% e l’aumento degli investimenti fissi lordi pari a +25,5%.
Sulle famiglie a pesare è soprattutto l’aumento dei prezzi al consumo. Nel mese di giugno il tasso di inflazione si è attestato sull’8,0%, livello che non si registrava dal mese di gennaio 1986. Più contenuta ma sempre crescente anche l’inflazione di fondo che al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi ha raggiunto il 3,8%. Pesa ovviamente il fattore energia con un netto +48,7% nel mese di giugno 2022 rispetto al 2021. Particolarmente sotto pressione i beni energetici regolamentati con un impressionante +64,3% su base annua. Non scherzano anche i beni alimentari (+8,2% i lavorati e +9,6% i non lavorati), così come i servizi relativi ai trasporti con +7,2%.
A tal proposito Istat commenta: “Le tensioni inflazionistiche continuano a propagarsi dai Beni energetici agli altri comparti merceologici, nell’ambito sia dei beni sia dei servizi. Pertanto, i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (componente di fondo; +3,8%) e al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano aumenti che non si vedevano rispettivamente da agosto 1996 e da giugno 1996. Al contempo, l’accelerazione dei prezzi degli Alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto “carrello della spesa” (+8,3%, mai così alta da gennaio 1986, quando fu +8,6%)”.
Particolarmente evidente la differenza negli aumenti di prezzi all’interno delle diverse categorie di prodotto. Istat riporta un +28,0% nella categoria “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”, +13,7% nei trasporti e +9,1% nei prodotti alimentari e nelle bevande analcoliche. Si scende a +7,2% per i servizi ricettivi e di ristorazione e +4,8% nei mobili. Le uniche due voci in diminuzione sono istruzione con -0,4% e comunicazioni con -2,6%.
Istat ha analizzato anche l’andamento dei profitti e dello stato “di salute” delle società. Per quanto riguarda le società non finanziarie, invece “Nel primo trimestre del 2022, la quota di profitto è stata pari al 41,0%, in diminuzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. In termini congiunturali, la flessione di questo indicatore è il risultato di una lieve diminuzione del risultato lordo di gestione (-0,2%), a fronte di un aumento del valore aggiunto dell’1,4%. Nello stesso trimestre, a fronte di un aumento degli investimenti fissi lordi del 5,2%, il tasso di investimento delle società non finanziarie è aumentato di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 24,1%”.