Il mese di agosto fa registrare entrate fiscali migliori delle attese mentre l’Istat taglia le stime sulla crescita del Pil nel secondo trimestre. È a queste due facce della stessa medaglia che bisogna guardare per comprendere cosa sta accadendo all’economia italiana alle porte dell’autunno. Con un comunicato dai toni decisamente ottimisti il Ministero dell’economia e delle finanze ha reso noto come i dati provvisori sulle entrate tributarie al 20 agosto mostrino un andamento superiore alle attese. Per la precisione nel mese di agosto 2020 si è registrato un aumento del 9% delle entrate versate con il modello F24 rispetto al 2019. Questa dinamica positiva sarebbe sostenuta dal buon andamento dell’Irpef e dell’Ires versate in autoliquidazione. I dati del gettito, comunica il Mef, mostrano una crescita dell’Irpef del 3,3% e dell’Ires del 4,8%, mentre l’Irap mostra una variazione negativa del 49% (legata al cancella mento del versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto 2020 contenuta nel Decreto Rilancio per le imprese con fatturato inferiore a 250 milioni). Nel complesso il gettito dell’autoliquidazione risulta superiore al 2019 di circa un miliardi di euro. Il Mef parla di risultati positivi anche per i versamenti Iva di agosto, che su base mensile paiono “in linea con lo stesso mese del 2019”. Sebbene il gettito Iva sugli scambi interni di agosto mostri una flessione del 5,3%, si tratterebbe di “un primo segnale nella direzione di una possibile inversione di tendenza nei prossimi mesi che potrebbe portare i versamenti su valori positivi rispetto allo scorso anno”.
Le ritenute da lavoro dipendente mostrano invece una flessione di circa 150 milioni, con un calo del 6,7% delle ritenute del settore privato e un rialzo del 6,3% di quelle del settore pubblico. Ottimista anche il ministro dell’economia Roberto Gualtieri: “I dati sulle entrate tributarie si aggiungono ad altre evidenze che ci consentono di auspicare un forte rimbalzo del PIL nel terzo trimestre, dopo la caduta del secondo trimestre confermata dai dati odierni dell’Istat che apportano alla precedente stima una revisione molto contenuta”. Il 2 settembre Gualtieri ha anche aggiunto: “Il Pil sarà peggio di -8% ma non così tanto”, riferendosi al risultato complessivo nel 2020. Il ministero conta ovviamente su un convinto rimbalzo dell’economia italiana nel terzo trimestre, ovvero tra luglio e settembre, per addrizzare una variazione acquisita che l’Istat stima a -14,7%.
È proprio l’Istat a costituire la seconda faccia della medaglia, ovvero la pubblicazione dei conti economici del II trimestre peggiori delle attese. L’Istituto ha stimato che il Pil nel secondo trimestre 2020 sia diminuito del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Le stime preliminari parlavano rispettivamente di una variazione pari al 12,4% e del 17,3%, superate in negativo ex-post. Rispetto al trimestre precedente la caduta riguarda tutti gli aggregati della domanda interna, con un -8,7% nei consumi finali nazionali e un -14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono scese di un altro 20,5% e le esportazioni del 26,4% (i partner commerciali sono stati colpiti dall’epidemia con un leggero ritardo rispetto all’Italia). “A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte. Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una marcata riduzione dell’input di lavoro in termini di ULA e ore lavorate, mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato”, commenta Istat riferendosi alle normative anti-licenziamento in vigore.
A tal proposito il numero degli occupati a luglio è tornato a crescere di 85mila unità rispetto a giugno, con un aumento dei disoccupati di 134mila unità (persone che avevano smesso di cercare lavoro e che con l’allentamento delle misure di distanziamento sono tornate a farlo). Da febbraio 2020 il livello dell’occupazione è comunque sceso di circa 500mila unità, con un aumento degli inattivi di circa 400mila unità.